Ci sono voluti ben tre anni di studio sulle malattie cardiache, perché i ricercatori potessero parlare di una correlazione tra il bere caffè e un ridotto rischio di insufficienza cardiaca. I rischi e i benefici sono stati oggetto di costante interesse scientifico, vista la popolarità e la frequenza con cui beviamo caffè in tutto il mondo. E, sebbene gli studi riportino risultati relativamente limitati, per via di incongruenze nella valutazione della dieta e nelle metodologie analitiche, così come problemi inerenti l’assunzione auto-riferita, quanto pubblicato su Circulation: Heart Failure, una rivista dell’American Heart Association, è a detta dei ricercatori promettente. Perché, al contrario di quanto sia diffusa la considerazione di caffè e caffeina “cattivi per il cuore” (a causa del legame con ipertensione e palpitazioni), queste ultime ricerche – condotte su malattia coronarica, insufficienza cardiaca e ictus, tra le principali cause di morte per malattie cardiache negli Stati Uniti – suggeriscono che il caffè può far parte di un modello dietetico sano, se consumato in modo semplice e con moderazione. Tuttavia “non esistono ancora prove abbastanza chiare per raccomandarne un maggior consumo”, tengono a precisare i ricercatori. Almeno non con la stessa certezza con cui si consiglia di smettere di fumare, perdere peso o fare esercizio.
Per esaminare i dati del gruppo originale del Framingham Heart Study, i ricercatori hanno utilizzato l’apprendimento automatico attraverso la piattaforma di medicina di precisione dell’American Heart Association e li hanno confrontati con quelli sia dell’Aterosclerosis Risk in Communities Study che del Cardiovascular Health Study. Ogni studio includeva almeno 10 anni di follow-up e, insieme, hanno fornito informazioni su oltre 21.000 partecipanti adulti statunitensi; il consumo era di 0, 1, 2 e 3 tazze al giorno, auto-riferito e senza unità di misura standard.
I soggetti che hanno riferito di aver bevuto una o più tazze di caffè avevano un ridotto rischio di insufficienza cardiaca a lungo termine; nell’ambito degli studi Framingham Heart e Cardiovascular Health, nel corso dei decenni il rischio è diminuito dal 5 al 12% per tazza al giorno di caffè, rispetto al mancato consumo. Nella ricerca sul rischio di aterosclerosi nelle comunità, il rischio di insufficienza cardiaca non variava da 0 a 1 tazza al giorno di caffè; tuttavia, era inferiore di circa il 30% nelle persone che bevevano almeno 2 tazze al giorno. E cosa dire del decaffeinato? Sembrava avere un effetto opposto, aumentando il rischio significativamente nel Framingham Heart Study; ma nel Cardiovascular Health Study non vi è stato alcun aumento o diminuzione.
Questi dati vanno letti alla luce di importanti considerazioni, riguardanti i limiti che potrebbero aver influito sui risultati dell’analisi, quali le differenze nel modo in cui è stato registrato il consumo di caffè e il tipo di caffè consumato, una possibile variabilità dell’unità di misura di 1 tazza di caffè. Inoltre, si parla di caffè e caffeina, escludendo bevande energetiche, tè contenenti caffeina, soda e altri prodotti alimentari con caffeina, inlcuso il cioccolato.
Buone notizie dunque per i coffee lover, ma resta qualche raccomandazione. Nonostante i suoi benefici, è dimostrato che la caffeina può anche essere pericolosa se consumata in eccesso, i bambini dovrebbero evitarla e l’American Heart Association avverte che le popolari bevande a base di caffè, come latte macchiato e macchiato, sono spesso ad alto contenuto di calorie, zuccheri aggiunti e grassi.
http://dx.doi.org/10.1161/circheartfailure.119.006799