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Tutto quello che c’è da sapere sulla malattia infiammatoria intestinale

L’esperto di gastroenterologia affronta alcuni dei più diffusi malintesi riguardo le IBD

 

Stress, personalità e sintomi che vanno oltre l’intestino. Sono questi alcuni degli argomenti che conducono alle recenti riflessioni sulla disinformazione medica riguardo la malattia infiammatoria intestinale (IBD), una condizione che colpisce il sistema gastrointestinale, con sintomi che possono variare e durare giorni, settimane o mesi (crampi addominali, gonfiore, stitichezza e diarrea). Le forme più comuni sono il morbo di Crohn e la colite ulcerosa, che comportano un’infiammazione cronica del tratto digestivo, condizioni distinte e che non possono sopraggiungere insieme.
Nel 2015, circa 3 milioni di persone negli Stati Uniti erano affetti da IBD; a livello globale, la malattia ha colpito circa 6,8 milioni di persone nel 2017.
Abhik Bhattacharya, attivo nella Divisione di Gastroenterologia presso la Icahn School of Medicine del Monte Sinai (NY), affronta alcuni dei più diffusi malintesi riguardo la malattia.
IBS e IBD, sindrome dell’intestino irritabile e malattia infiammatoria intestinale rispettivamente, non sono la stessa cosa. Se la prima è un disturbo dell’interazione tra intestino e cervello, peggiorato o accelerato dallo stress e dall’ansia, l’altra è caratterizzata da un sistema immunitario disregolato, che inizia ad attaccare il sistema gastrointestinale, causando danni. Sebbene quest’ultima possa innescare riacutizzazioni ed esacerbare i sintomi in alcune persone, lo stress non è la causa diretta delle malattie infiammatorie intestinali. E a dispetto di quanto la ricerca abbia cercato di individuare decenni fa, oggi gli esperti si dicono certi di non avere a disposizione alcun dato che accerti una correlazione tra le IBD e un certo tipo di personalità.
Le IBD possono avere manifestazioni extraintestinali e colpire il sistema muscolo-scheletrico, nonché occhi, reni e polmoni, ma anche pancreas, fegato, cistifellea e dotto biliare. Al momento non esiste una cura ma la ricerca è impegnata a comprendere a fondo la condizione, per mettere a punto trattamenti migliori e, forse un giorno, una cura.
La buona notizia è che esistono diversi trattamenti molto efficaci, tra farmaci biologici ed immunosoppressori, mentre si è impegnati a svilupparne sempre nuovi. Per questo motivo l’opzione di un intervento chirurgico non si rende necessaria per tutti i pazienti e negli anni l’obiettivo dei trattamenti è stato prevenirlo: il trattamento precoce con farmaci potenti subito dopo la diagnosi mira a prevenire i danni. Sempre sul fronte farmaci, gli studiosi continuano a raccogliere una grande quantità di dati riguardanti la loro sicurezza durante la gravidanza, fatta eccezione per il metotrexato. Se i sintomi scompaiono i medici sconsigliano di interrompere la loro assunzione, perché i sintomi potrebbero ripresentarsi e, se la persona riprende gli stessi trattamenti, questi potrebbero non funzionare.
Altra questione, una dieta priva di glutine cura le IBD? Bhattacharya spiega che funziona per i soggetti affetti da celiaca e con una sensibilità al glutine non celiaca, ma non apporta benefici per chi soffre di IBD.
In conclusione, con un’adeguata gestione medica e, talvolta, con interventi chirurgici, i pazienti con malattie infiammatorie intestinali possono vivere una vita del tutto normale.

 

medicalnewstoday.com

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