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Diversificare le fibre scongiura la resistenza agli antibiotici

 

 

I microbi che hanno resistenza agli antibiotici di comune utilizzo, come la tetraciclina e l’aminoglicoside, rappresentano una significativa fonte di rischio per le persone in tutto il mondo e l’aspettativa, ampiamente diffusa, che il problema della resistenza antimicrobica (ARG) peggiori nei prossimi decenni, di certo, non fa ben sperare.Sull’argomento gira, però, notizia di una scoperta scientifica (lo studio appare su Materials) che sembrerebbe motivare linee guida dietetiche per ridurre il rischio di infezioni resistenti agli antibiotici. D’altra parte, è proprio con la dieta che forniamo cibo ai microbi intestinali, dunque quello che mangiamo potrebbe essere una soluzione, modificando il microbioma intestinale.I ricercatori dell’ARS Western Human Nutrition Research Center di Davis associano una dieta diversificata, con almeno 8-10 g di fibre solubili al giorno e meno proteine, in particolare di manzo e maiale, ad un minor numero di microbi resistenti agli antibiotici. La fibra solubile in questione è presente in cereali, come orzo e avena, in legumi come fagioli, lenticchie e piselli, in semi (quelli di chia per esempio) e noci, in frutta e verdura (come carote, frutti di bosco, carciofi, broccoli e zucca invernale).Dalla California fanno sapere, fornendo l’evidenza più forte, che i soggetti con i livelli più elevati di ARG hanno microbiomi intestinali significativamente meno diversi, suggerendo che il più importante predittore di bassi livelli di ARG, anche più delle fibre, è la diversità della dieta. Dovremmo, quindi, scegliere di assumere fibre da diversi alimenti per il massimo beneficio.

 

 http://dx.doi.org/10.1128/mbio.00101-22

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