Gli Omega-3, i cosiddetti “grassi sani”, sono elogiati per il loro potenziale ruolo protettivo in diverse patologie croniche, come le malattie cardiache e la demenza. Sono essenziali, il che significa che il corpo umano non è in grado di crearli da solo, ma (con i loro precursori) devono essere ottenuti dalla dieta; rappresentano uno degli elementi costitutivi chiave per le membrane cellulari e rimangono oggetto di interesse nella comunità scientifica.
DHA ed EPA sono i principali grassi polinsaturi nelle membrane delle cellule cerebrali, resi popolari e commercializzati con successo come integratori alimentari e, con il DPA, sono sintetizzati da organismi marini, come alghe e fitoplancton. Se consumati da pesci, mammiferi acquatici e crostacei, entrano nella catena alimentare e vengono immagazzinati nel grasso corporeo, nel fegato e nel grasso, successivamente vengono consumati dagli umani. Le loro fonti alimentari includono pesce grasso (come salmone, sardine, sgombri, menadi o aringhe), il fegato di pesce bianco magro (halibut o merluzzo), grasso di foche o balene ed olio di pesce. L’ALA, invece, è concentrato in fonti vegetali ed è l’omega-3 più utilizzato dall’organismo per creare tutti gli altri del gruppo; si trova in noci e semi, olio di semi di echium, colza e oli di soia.
Decenni di ricerche sui loro effetti per la salute hanno fornito risultati controversi. Hanno dimostrato di esercitare effetti antinfiammatori nel corpo umano e possono aiutare a ridurre la proteina C-reattiva e l’interleuchina-6, e proteggono potenzialmente dallo sviluppo di malattie croniche. Abbassano il colesterolo; riducendo i marcatori associati a un aumentato rischio di sviluppare malattie cardiache, possono ridurre il rischio di malattie cardiache; migliorano l’efficacia e la tolleranza della chemioterapia e, più specificamente, l’integrazione quotidiana con EPA e DHA aiuta i pazienti con tumori della testa e del collo e cancro al seno a mantenere il peso corporeo e ridurre la perdita muscolare correlata al cancro. È stato dimostrato, infine, che migliorano la salute dei vasi sanguigni, aumentando la biodisponibilità dell’ossido nitrico, e migliorano la depressione.
Tuttavia, potrebbero non ridurre il rischio di morte per malattie cardiache, sebbene riducano il rischio di sviluppare malattie cardiache abbassando i trigliceridi, il colesterolo LDL e la pressione sanguigna; e neppure prevenire i coaguli di sangue; studi suggeriscono che l’aumento dell’assunzione di omega-3 non influenza la glicemia a digiuno, la resistenza all’insulina o l’emoglobina glicosilata in soggetti con diabete di tipo 2 e sindrome metabolica; ed è stato riportato che questi acidi grassi riducono sì le complicanze di alcuni pazienti affetti da cancro (con primi risultati promettenti) ma non ci sono prove di alcuna loro azione che prevenga lo sviluppo di tumori.
Dunque, ulteriori risultati continueranno a fornire indicazioni.