Una nuova ricerca ha identificato uno dei meccanismi chiave della lotta contro il cancro e suggerisce che il sulforafano potrebbe non solo essere in grado di prevenire, ma anche utilizzato per scopi terapeutici in casi di tumore avanzato alla prostata. Una maggiore comprensione di come funzioni il sulforafano e come sia in grado di uccidere selettivamente le cellule tumorali indica che potrebbe essere utile, oltre agli approcci esistenti, nel combattere il tumore alla prostata.
Ricercatori della Oregon State University e del Texas A&M Health Science Center hanno affermato sulla rivista Oncogenesis (8 dicembre 2014) che dosi farmacologiche sotto forma di integratori potrebbero essere necessarie oltre al quantitativo assunto con la dieta, per esempio con i broccoli.
Ci sono prove significative dell’azione delle crucifere nella prevenzione dei tumori, ma questo studio è uno dei primi che dimostra come il sulforafano influenzi la metilazione dell’istone e alteri l’espressione genetica nelle cellule tumorali della prostata metastatizzata portando a una morte selettiva delle cellule tumorali e a una lenta regressione della malattia.
Non sono ancora stati condotti studi clinici per testare il valore del sulforafano nella terapia antitumorale sebbene sia in atto un test che utilizza integratori di sulforafano in uomini ad alto rischio di tumore alla prostata che, tra l’altro, dimostra che anche gli alti dosaggi sono sicuri.
I broccoli, tra tutte le crucifere, sembrano avere il contenuto più elevato di precursori del sulforano e questo studio ha identificato un particolare enzima nelle cellule tumorali della prostata, SUV39H1, che è influenzato dall’esposizione al sulforafano. Questi risultati suggeriscono anche che questo enzima è il nuovo target terapeutico nei casi di tumori avanzati alla prostata.