Vi è una chiara connessione tra diabete e malattie cardiache, secondo cui i soggetti diabetici hanno purtroppo il doppio delle probabilità di contrarre malattie cardiache o ictus. Ed è per questo motivo che molte delle ultime ricerche scientifiche sono incentrate sulla salute cardiometabolica.
I ricercatori del Cardiovascular Nutrition Lab, presso il Jean Mayer USDA Human Nutrition Research Center on Aging presso la Tufts University nel Massachusetts, suggeriscono che la preferenza genetica di una persona verso gusti diversi influisce sulle personali scelte alimentari, con una conseguente influenza sulla salute cardiometabolica. I risultati sono stati presentati in occasione dell’ultima dizione del meeting annuale dell’American Society for Nutrition.
Se la percezione del gusto ha una forte componente genetica, è importante comprenderne il ruolo. Può questa aiutare a rendere più efficaci le indicazioni nutrizionali personalizzate, sfruttando i fattori determinanti delle scelte alimentari e aiutando le persone a imparare a ridurre al minimo la loro influenza?
Partendo dagli studi sul genoma per identificare le varianti genetiche legate ai cinque gusti di base, i ricercatori hanno elaborato un punteggio del gusto poligenico, per cui più alto è il punteggio per un gusto specifico, più la persona è geneticamente predisposta a riconoscere quel gusto. E si è scoperto che quelli con un punteggio di gusto amaro più alto consumavano quasi due porzioni in meno di cereali integrali ogni settimana; quelli con un punteggio umami più alto hanno mangiato meno verdure; i partecipanti con un punteggio dolce più alto tendevano ad avere livelli di trigliceridi più bassi. A chi consuma meno cereali integrali, si potrebbe raccomandare, per esempio, di aggiungere alcune creme spalmabili o spezie, o scegliere altri tipi di alimenti che si allineano meglio con il loro profilo di percezione del gusto.