Unicusano studia il comportamento degli italiani a tavola ed elabora un quadro che evidenzia, purtroppo, un numero forte e difficilmente superabile di nuovi disturbi legati all’alimentazione: soltanto il 30% della popolazione mangia in modo sano, nel 2023 sono circa 3 milioni le persone affette da disturbi. Tra il 2000 e il 2023 si registra un aumento del +900%; a patire le conseguenze sono bambini e adolescenti ancora in età pre-puberale, che (per fortuna) guariscono in breve tempo, con diagnosi e trattamenti fatti per tempo e cure continuative.
Ci riferiamo a disturbi quali anoressia, binge eating (abbuffate di cibo incontrollabili), bulimia nervosa ed obesità grave, ognuno dei quali con disagi psicologici e psichiatrici alla base. Disturbi che sembrano più presenti nel Centro-Nord Italia (specie in Lombardia, Toscana e Piemonte), mentre gli esperti parlano di fattore 0 della nutrizione, ovvero l’industrializzazione, da qui l’evidenza che i Paesi poveri dell’Asia, dell’Africa e del Sudamerica non sembrano essere toccati da questo tipo di fenomeno.
I fattori di rischio sono individuali (età, personalità, genere) e familiari (dipendenze o disturbi dell’umore in famiglia, vischiosità affettiva, abusi, eccessiva attenzione al giudizio altrui), e arrivano a toccare la dimensione socio-culturale (l’immagine della donna forte e di successo come una donna magra e in forma), passando per diete e decontestualizzazione del cibo. Sono le conseguenze mentali a preoccupare di più: i DNA e i DCA sono disturbi egosintonici, ovvero comportamenti o eventi mentali, quali pensieri ed emozioni, in linea con l’idea di sé, congruenti con l’immagine che si è sviluppata di sé stessi e con l’idea di ciò che può essere desiderabile.
Contrastare il problema di DNA e malnutrizione
Di fatto, pochi seguono un’alimentazione sana: spaventa l’eccessivo consumo di zuccheri semplici e grassi saturi, formaggi, latte, dolci e carne, a discapito di cereali e carboidrati.
È necessario un intervento su più fronti. Occorrono linee guida chiare a livello globale, promuovere un’educazione alimentare basata su diete sicure, come quella Mediterranea, formare e specializzare del personale di competenza, attivare corsi di laurea specifici e professionalizzanti, come pure incontri scolastici, e disporre di una mappa puntuale dei centri specializzati.
Nel frattempo, il futuro della nutrizione si sta delineando: in un’ottica salutista e rispettosa dell’ambiente, emergono i trend plant based, veganesimo, glocalism, regenerative food, carne coltivata ed alimenti alternativi come farine di grillo o altri insetti.
Al centro di discussioni, il mercato della carne sintetica varrà, entro il 2030, 140 miliardi di dollari, portando vantaggi sia a livello nutritivo (e dunque salutare) oltre che climatico-ambientale. Sostituendola agli allevamenti intensivi avremmo il 98,8% in meno di emissioni di gas serra, il 99,7% in meno di consumi del suolo, il 94% in meno di acqua consumata e la metà di quelli di energia elettrica.
Su dati a cura dell’Ufficio Marketing dell’Università Niccolò Cusano
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