La carenza di micronutrienti si presenta anche prima dello sviluppo dei sintomi dell’infezione da virus dell’immunodeficienza umana (HIV) ed è associata a un progredire accelerato della malattia. L’integrazione con gli stessi potrebbe avere affetti positivi, ma la sua efficacia non è ancora stata studiata all’inizio della malattia tra gli adulti non in terapia antiretrovirale.
Lo studio, condotto in collaborazione tra Stati Uniti e Botswana, i cui risultati sono stati pubblicati su Jama (vol. 310, n. 20, pagg. 2154-2163) aveva lo scopo di studiare se l’integrazione a lungo termine con micronutrienti sia efficace e sicura nel ritardare il progredire della malattia quando somministrata dall’inizio ad adulti infetti da HIV non in terapia retrovirale.
Lo studio clinico prevedeva l’integrazione giornaliera di un complesso multivitaminico (vitamine B, C ed E), di selenio da solo, del complesso vitaminico + selenio o di un placebo per 24 mesi assegnata in modo random a 878 pazienti affetti da HIV non in cura retrovirale presso il Princess Marina Hospital di Gaborone, Botswana tra dicembre 2004 e luglio 2009.
I risultati hanno messo in evidenza che se l’integrazione con micronutrienti inizia nelle prime fasi della malattia può essere efficace; considerando che circa un quarto della popolazione di età compresa tra 15 e 49 anni in Botswana è affetta da HIV, il governo ha compiuto sforzi enormi per garantire una terapia antivirale, ma è ancora in discussione quale sia il momento migliore per iniziare la cura.
L’integrazione ha dimostrato una riduzione del rischio di una combinazione delle condizioni della progressione della malattia e questo rischio ridotto potrebbe tradursi in un ritardo delle disfunzioni immunitarie nei pazienti affetti da HIV e a un accesso più ampio ai trattamenti per l’HIV nei Paesi in via di sviluppo.