Sul Journal of Neuroimmune Pharmacology (Vol. 9, n. 4, pagg. 569-581, 2014),ricercatori della Rush University Medical Center hanno pubblicato i risultati di uno studio che ha evidenziato come l’uso della cannella possa invertire i cambiamenti biomeccanici, cellulari e anatomici che si presentano nel cervello dei ratti affetti da Parkinson.
La cannella è largamente usata come spezia e come conservante alimentare da secoli, ma potrebbe essere uno degli approcci più sicuri per bloccare la progressione della malattia nei pazienti affetti da Parkinson. La cannella è, infatti, metabolizzata a livello del fegato in sodio benzoato, un farmaco approvato dalla FDA utilizzato nel trattamento dei difetti metabolici epatici associati all’iperammoniemia.
La cannella cinese (Cinnamomum cassia) e la cannella di Ceylon (Cinnamomum verum) son i due tipi principali di cannella disponibili negli Stati Uniti. Sebbene entrambi i tipi siano metabolizzati in sodio benzoato, la spettrometria di massa ha rivelato che la cannella di Ceylon è più pura perché la cannella cinese contiene cumarina, una molecola epatotossica.
È importante comprendere come lavori la malattia per sviluppare farmaci efficaci ne proteggere il cervello e bloccare la progressione della malattia; lo studio ha evidenziato che dopo la somministrazione per via orale , la cannella macinata è metabolizzata in sodio benzoato che entra nel cervello, blocca la perdita delle proteine Parkin e DJ-1, protegge i neuroni, normalizza i livelli di neurotrasmettitori e migliora le funzioni motorie nei ratti affetti da Parkinson.
Ora è necessario trasferire queste scoperte nella pratica clinica e testare la cannella macinata sui pazienti affetti da Parkinson, che in Canada e negli Stati Uniti sono circa 1,2 milioni, dei quali il 15% con la malattia diagnosticata prima dei 50 anni.