Alla vitamina D, o meglio alla sua mancanza, la ricerca scientifica degli ultimi anni correla infiammazione cronica, COVID-19, malattie cardiache, salute del cervello, fragilità in età avanzata e persino la caduta dei capelli. Ora un nuovo studio, pubblicato su Critical Reviews in Food Science and Nutrition, proverebbe i benefici (da piccoli a moderati) dell’integrazione della vitamina D contro i sintomi depressivi negli adulti.
Già nel 2013 alcuni ricercatori evidenziarono una relazione tra bassi livelli di vitamina D e depressione; due anni prima altri suggerirono che i livelli di D potevano aiutare a regolare l’infiammazione. Se si pensa che ben il 5% degli adulti in tutto il mondo, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, convive con la depressione, i recenti riscontri fanno notizia, perché approfondiscono cosa esattamente la vitamina D faccia al nostro corpo per riuscire ad alleviare la depressione.
È provato un legame diretto tra bassi livelli di vitamina D e livelli più elevati di un biomarcatore infiammatorio quale la proteina C-reattiva (CRP), da qui i ricercatori spiegano che l’infiammazione gioca un ruolo chiave nell’ansia e nella depressione: questo potrebbe essere il modo in cui la vitamina D esercita il suo effetto.
Riportiamo qualche numero. Gli effetti dell’integrazione di vitamina D sono poco maggiori tra le persone con livelli di vitamina D al basale inferiori a 50 nmol/L; dosi giornaliere fino a 2.000 UI riportano effetti da piccoli a moderati, con oltre 4.000 UI al giorno si hanno effetti maggiori; gli integratori sono più efficaci se assunti per meno di 12 settimane. Nel dettaglio, l’integrazione di vitamina D ha un effetto complessivamente positivo sui soggetti con depressione clinica e sui sintomi di depressione perinatale, oltre a piccoli, ma significativi, benefici per i pazienti che usano al contempo anche antidepressivi.
Una riduzione dei livelli di infiammazione nel corpo può avere un beneficio terapeutico. Tuomas Mikola, dell’Istituto di Medicina Clinica dell’Università della Finlandia orientale, approfondisce: “La depressione è stata associata a un’infiammazione di basso grado sottoforma di livelli elevati di citochine. È stato dimostrato che le risposte immunitarie innate e adattative del corpo dipendono in parte dai livelli di vitamina D circolanti. L’iperattività dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene e l’ipersecrezione dell’ormone dello stress cortisolo sono anomalie fisiologiche comuni nei pazienti con depressione. La vitamina D può regolare la secrezione di citochine nel sistema immunitario e normalizzare la secrezione di cortisolo”.
E mentre ci si appresta a condurre ulteriori studi prima di poter formulare raccomandazioni cliniche, i ricercatori chiariscono che non vi sono preoccupazioni nel fornire un integratore di vitamina D a soggetti che ricevono anche altri trattamenti per la depressione.