Quello degli integratori è un settore nazionale in ascesa che punta forte su digitalizzazione e sostenibilità (nel 2022 ha superato i 4 miliardi di euro di fatturato), trainato dal nostro vissuto e dalle scelte future in fatto di benessere, fisico e mentale, sia in termini di prevenzione che di mantenimento dello stato di salute. Uno studio realizzato dal Future Concept Lab, dal titolo ‘Lo scenario degli integratori, tra benessere e star bene’, commissionato da Integratori & Salute (parte di Unione Italiana Food), restituisce un’interessante messa fuoco delle nostre scelte, attuali e guardando al futuro.
Dati alla mano, si può affermare la salute è il primo valore che indirizza le proprie scelte per il 64% degli italiani, 8 su 10 (vale a dire l’82,8%) hanno usato integratori alimentari nel corso della propria vita, vi fanno ricorso specie donne e adulti tra i 35 e i 54 anni. Sostegno al sistema immunitario, supplemento energetico e aiuto per le ossa sono gli ambiti considerati più utili.
Nell’ambito di una buona ricetta di salute, una corretta alimentazione va supportata da un’attività fisica costante, pause relax e, appunto, da integratori alimentari, considerati un buon aiuto per tutti (per il 71,3% dei coinvolti all’indagine), un supporto per mangiare sano e fare movimento (per il 71,3%) e per sostenere il benessere psicofisico (per il 64,5%).
Dallo studio in questione emerge come circa 8 italiani su 10 (77,7%) abbiano una percezione degli integratori alimentari molto vicina alla realtà. “Ci fa piacere constatare – dichiara Germano Scarpa, presidente di Integratori & Salute – come gli italiani abbiano una conoscenza corretta degli integratori alimentari e delle loro specificità. Riteniamo opportuno ricordare sempre che la loro principale funzione non è quella di curare le malattie, ma di avere un effetto metabolico per mantenere in efficienza il nostro sistema fisiologico. Il che vuol dire: mantenere sane le persone che stanno già bene. Gli integratori sono degli allenatori al fianco delle persone, in grado di garantire all’organismo il giusto apporto di ciò che concorre al benessere complessivo in tutte le fasi della vita, al di là delle buone pratiche già messe in atto”.
Al primo posto vi sono quelli per migliorare il sistema immunitario. “Un contributo ad un’efficace immunoprotezione può derivare da integrazioni mirate, per le quali esistono prove convincenti di efficacia e di sicurezza. Le vitamine D, C, B6 ed E possono, ad esempio, contribuire a garantire un corretto funzionamento del sistema immunitario ed anche vari minerali (come zinco, ferro, selenio e rame) possono avere effetti positivi al proposito”, spiega Andrea Poli, presidente di Nutrition Foundation of Italy.
Gli integratori alimentari di domani
Saranno ancora più importanti grazie all’innovazione e alla ricerca di settore. Più strategici, diremmo, perché le aspettative dei consumatori sono piuttosto alte. Crediamo che la ricerca scientifica metterà a disposizione nuovi ritrovati per vivere più a lungo e in salute (60,5%), saranno più utili al mantenimento dello stato di salute grazie al contributo della scienza, specie quando consigliati con rigore, solo per specifiche occasioni o carenze.
Un italiano su 2 li preferirebbe in capsule, in involucro biotech da assumere senza acqua, il 30,8% li vorrebbe assumere liquidi, in fialette di materiale bio; infine in polvere, da spargere sul cibo come una spezia per il 9,7% o in gocce solo per il 6,8%).
Le priorità del comparto
Secondo una recente indagine del Centro Studi Integratori & Salute, si evincono tre ambiti di azione prioritari su cui intervenire nei prossimi anni: digitalizzazione, innovazione e sostenibilità. Nello specifico, integrazione e sviluppo digitale dei processi aziendali (43%), strumenti digitali per la gestione dell’informazioni medico-scientifica (28%) e per la gestione della relazione con il farmacista (8%), internet of things (20%), strumenti digitali e sistemi di visualizzazione, realtà virtuale ed aumentata (1%).
E di sostenibilità si parla riferendosi anche al potenziale risparmio annuale del sistema sanitario nazionale, correlato a minori casi di ospedalizzazione, stimato per 1,3 miliardi di euro (da un’elaborazione PwC Italia su dati Food Supplements Europe) se le persone over 55 o a rischio di malattie cardiovascolari assumessero Omega3 regolarmente. Invece, “se la popolazione a rischio assumesse giornalmente calcio e vitamina D si potrebbero riscontrare minori fratture ossee correlate all’osteoporosi ed avere così un potenziale risparmio per il SSN di 0,7 miliardi di euro”, specifica Scarpa.