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Il latte riduce il rischio di diabete negli intolleranti al lattosio

 

Sulla rivista Nature si legge quanto di paradossale potrebbe apparire. La carenza dell’enzima lattasi e la particolare composizione del microbiota intestinale degli intolleranti al lattosio gioca un ruolo chiave contro una delle malattie metaboliche più diffuse al mondo, il diabete.
Lo studio in questione, condotto presso Harvard e l’Einstein College di New York, evidenzia un ruolo protettivo del latte nei confronti del rischio di sviluppare il diabete di tipo 2, tra gli adulti con intolleranza al lattosio. È proprio la mancanza (o una quantità insufficiente) dell’enzima lattasi ad arricchire il microbiota intestinale con batteri capaci di influenzare in modo positivo lo stato metabolico del soggetto intollerante al lattosio. L’aumento di bifidobatteri particolarmente attivi nella metabolizzazione del lattosio e nella regolazione del sistema immunitario e del transito intestinale migliora l’assorbimento del glucosio, con attività protettive peculiari nei confronti del diabete di tipo 2.
Dunque, il consumo di latte e prodotti lattiero-caseari potrebbe migliorare la sintomatologia dovuta all’intolleranza grazie a un arricchimento della flora batterica intestinale.
“Queste evidenze scientifiche – commenta Assolatte – confermano come la prevenzione del diabete possa beneficiare del mantenimento di un’alimentazione sana ed equilibrata, in cui non manchino il latte e i prodotti lattiero-caseari. Un consumo di lattosio fino a 12 g al giorno, pari a quello contenuto in una tazza di latte, generalmente non causa significativi problemi di tolleranza”.

www.assolatte.it

 

I pistacchi migliorano umore e attenzione

 

La rivista Food Chemistry pubblica i risultati di uno studio pilota rivelando interessanti evidenze di principio riguardo ai benefici del consumo di pistacchio (Pistacia vera L.) sulle prestazioni cognitive e sull’umore in giovani adulti in sovrappeso. I ricercatori sostengono che, in linea con le raccomandazioni della dieta mediterranea, l’integrazione alimentare di pistacchio migliora positivamente i parametri biochimici e antropometrici, nonché l’attività antiossidante plasmatica. E per la prima volta anche l’umore e le funzioni cognitive dei partecipanti migliorano dopo il consumo di pistacchio.
In particolare, il consumo di pistacchi riduce significativamente la circonferenza della vita, il colesterolo totale, LDL e i trigliceridi, mentre aumenta gli antiossidanti plasmatici attività. La sua integrazione migliora la tolleranza al rischio e la strategia decisionale, le funzioni esecutive e l’attenzione selettiva e sostenuta.

 

La ricerca sfata i miti sul digiuno intermittente

Sebbene quello del digiuno intermittente sia diventato un apprezzato modo per perdere peso senza contare le calorie, e non senza una serie di ricerche scientifiche che ne dimostrato efficacia e sicurezza, vi sono alcuni medici, giornalisti e pubblico in generale che sollevano l’attenzione su alcuni rischi. Per alcuni, dunque, il digiuno intermittente può portare a una dieta povera o alla perdita di massa muscolare magra, causare disturbi alimentari o diminuire gli ormoni sessuali. Ma è realmente così?
A fare chiarezza ci pensa un gruppo di ricercatori dell’Università dell’Illinois, a Chicago; la rivista Nature Reviews Endocrinology pubblica i risultati del loro studio e vi sono conclusioni che sfatano ognuno di questi dubbi.
Krista Varady, autrice del lavoro, spiega innanzitutto che esistono due tipi principali di digiuno intermittente. Un primo regime prevede che le persone alternino giorni in cui mangiano un numero molto limitato di calorie e giorni in cui mangiano ciò che desiderano. Con il consumo di cibo limitato nel tempo, le persone mangiano ciò che vogliono durante una finestra di 4-10 ore ogni giorno, quindi digiunano durante il resto della giornata. Entrambi sono sicuri.
Studi mostrano che l’assunzione di zucchero, grassi saturi, colesterolo, fibre, sodio e caffeina non cambia durante il digiuno rispetto a prima del digiuno, come la percentuale di energia consumata in carboidrati, proteine ​​e grassi. Nessuna ricerca rivela che il digiuno causi lo sviluppo di un disturbo alimentare; gli esperti però lo sconsigliano a soggetti con una storia di disturbi alimentari e adolescenti in sovrappeso.
I soggetti perdono la stessa quantità di massa muscolare magra sia che stiano perdendo peso con il digiuno o con una dieta diversa; in entrambi i casi, l’allenamento di resistenza e un maggiore apporto proteico possono contrastare la perdita di massa muscolare magra. Infine, nonostante le preoccupazioni sulla fertilità e sulla libido, né gli estrogeni, né il testosterone né altri ormoni correlati sono influenzati dal digiuno.

www.eurekalert.org

Gli effetti del cacao su pressione sanguigna e colesterolo

 


La dieta è fortemente implicata nelle patologie cardiovascolari, la più comune causa di morte in Europa; le stesse malattie negli Stati Uniti hanno fatto registrare un decesso su cinque nel 2021. Ecco spiegato il grande interesse della ricerca scientifica internazionale nell’identificare i cibi particolarmente salutari per il cuore. Tra questi vi è il cacao.
In un recente meta-studio, il suo consumo è stato associato a vari gradi di miglioramento del colesterolo totale e di quello LDL, della pressione sanguigna sistolica e diastolica e della glicemia a digiuno, tutti fattori di rischio per malattie cardiache o cardiovascolari. I risultati appaiono sulla rivista Nutrients. Non vi sono stati, invece, effetti sul peso corporeo, sull’indice di massa corporea, sulla circonferenza della vita, su trigliceridi, colesterolo HDL e HbA1c, un importante biomarcatore del diabete.
Il cacao è una fonte di catechine ed altri composti polifenolici, come i flavanoli noti per le proprietà antiossidanti e antinfiammatorie. Inclusa l’epicatechina, che aiuta a sostenere i gruppi ricchi di ossido nitrico nel corpo per la salute del cuore e dei vasi sanguigni. Ma gli esperti precisano anche che la sua disponibilità nei prodotti a base di cacao può essere influenzata dalle condizioni di lavorazione e conservazione, poiché è sensibile al calore e può degradarsi se non maneggiata con cura durante la produzione”.
Fanno bene al cuore anche pesce grasso, olio d’oliva, noci, frutti di bosco, fagioli, verdure a foglia verde e cereali integrali. Il cacao va considerato come parte di una dieta più ampia e salutare, gustandone un quadratino in versione fondente al 70% con frutti di bosco, o aggiungendo polvere di cacao a bevande calde. Consumarne troppo, anche se al 70%, può portare a un’elevata assunzione di zuccheri e grassi saturi.

 

 

Il succo di barbabietola potrebbe proteggere il cuore dopo la menopausa

Che la menopausa sia legata a problemi cardiaci è stato già evidenziato dalla ricerca scientifica. È noto, infatti, che i livelli di estrogeni diminuiscono, portando a una ridotta funzionalità dei vasi sanguigni e a un maggiore rischio di malattie cardiovascolari. In più, gli estrogeni fungono sia da agente antiossidante che antinfiammatorio, contribuendo a ridurre lo sviluppo di placche che possono portare ad attacchi di cuore. Il punto è che il nitrato da fonti vegetali può aiutare a mantenere in salute salute il cuore, la molecola dell’ossido nitrico si rivela infatti responsabile dell’allargamento dei vasi sanguigni, utile ad accogliere il flusso di sangue e l’apporto di ossigeno a organi come il cuore. E sono proprio gli estrogeni a stimolare la produzione naturale di questa molecola.
Il succo di barbabietola, in particolare, assunto ogni giorno, sembrerebbe migliorare il flusso attraverso i vasi sanguigni. Nuovi dati appaiono sulla rivista Frontiers in Nutrition.
I partecipanti di uno studio condotto alla Pennsylvania State University hanno inizialmente consumato due bottiglie da circa 65 g (2,3 once) di succo concentrato di barbabietola e poi una bottiglia al giorno per una settimana; ogni bottiglia forniva lo stesso livello di nitrati di tre grandi barbabietole. Alcune settimane dopo, hanno ricevuto succo di barbabietola da cui era stato rimosso il nitrato, che fungeva da placebo. Utilizzando un’ecografia doppler per valutarne l’effetto sul flusso sanguigno dell’arteria brachiale, hanno potuto affermare che il flusso sanguigno migliora con un consumo quotidiano di succo di barbabietola ricco di nitrati; l’effetto però svaniva entro le 24 ore successive al consumo dell’ultima bottiglia.
Un aspetto positivo del nitrato alimentare di origine vegetale è che, a differenza dei farmaci per il cuore, mantiene la sua efficacia con l’uso continuato. Gli esperti citano le verdure a foglia verde, quelle a stelo e germogli come sedano e rabarbaro, basilico e coriandolo, ed ortaggi a radice come ravanello, rapa e barbabietola. D’altra parte, mettono in guardia sugli effetti di una dieta ricca di carni lavorate.

Gli alimenti che supportano la salute del cuore dopo la menopausa

Il succo di melograno è ricco di polifenoli e antiossidanti e riduce la rigidità arteriosa; arance, limoni e pompelmi contengono flavonoidi e vitamina C e si ritiene supportino la funzione endoteliale; stessa cosa fanno il cioccolato fondente, che contiene flavonoidi (e aumenta la disponibilità di ossido nitrico), gli acidi grassi omega-3 di salmone e sgombro, e il tè verde, ricco di catechine. I frutti di bosco sono ricchi di antiossidanti e polifenoli e riducono l’infiammazione, come fa anche l’olio extra vergine di oliva.
Sebbene questo studio confermi quanto siamo ciò che mangiamo, per ora le raccomandazioni generali degli esperti puntano ad una dieta salutare che comprenda molti cereali integrali, frutta e verdura, poco sale, evitando grassi saturi, cibi altamente trasformati e molto zucchero.
I dati sopra citati vanno considerati da un punto di vista allopatico e nutrizionale.

www.medicalnewstoday.com

Proteine e grassi dello yogurt liberano dal cattivo odore dell’aglio

Sarà possibile formulare nuovi prodotti per ridurre al minimo l’odore pungente dell’aglio utilizzando le proteine ​​e i grassi dei latticini. Almeno stando a quanto la rivista Molecules ha publicato di recente.
All’Università dell’Ohio si è visto come lo yogurt e i suoi componenti riescano a deodorare le sostanze volatili di zolfo che causano un cattivo odore dopo il consumo di aglio, utilizzando campioni crudi e fritti e optando per una tecnologia a ionizzazione.
Grassi, proteine ​​e acqua riducono significativamente la concentrazione delle sostanze volatili; alla stessa concentrazione, sia il grasso che le proteine ​​producono una maggiore deodorizzazione, a seconda dell’idrofobicità della sostanza volatile; anche le proteine ​​del siero di latte, la caseina e il loro complesso riportano effetti di deodorizzazione.
Il pH non ha alcun effetto ma ​​modifica la conformazione delle proteine ed anche il riscaldamento dello yogurt le denatura; in entrambi i casi si ha una minore deodorizzazione, per via della modifica e dell’indebolimento dei legami delle proteine. Infine, lo studio rivela che quantità maggiori di grasso creano un ambiente più idrofobo, portando a una deodorizzazione più efficace.

 

Nutrizione di precisione per la cura del diabete

 

 

Alla nutrizione di precisione è stata dedicata una sessione nel XLIV Congresso Nazionale della Società Italiana di Nutrizione Umana (SINU), svoltosi in giugno a Piacenza. Di precisione perché si basa sul concetto che i meccanismi alla base degli effetti di alimenti e nutrienti sulla salute variano tra gli individui. Un approccio di personalizzazione degli interventi nutrizionali viene scelto per la prevenzione e la cura di alcune delle principali patologie croniche, come il diabete mellito, una patologia cronica dall’impatto sociale rilevante, considerato che si stima aumenterà del 60% nelle prossime decadi, arrivando a colpire 1,3 miliardi di persone nel 2050.
La ricerca evidenzia un insieme eterogeneo di fattori che concorrono alla comparsa e alla gravità della malattia; si presupponi quindi, ed è oggi oggetto di ricerca, un ruolo specifico degli alimenti in soggetti diversi ed una conseguente interazione, altrettanto differente, con la genetica o altre caratteristiche individuali. Ampi studi dimostrano, per esempio, che tra persone geneticamente predisposte a sviluppare il diabete e l’obesità, coloro che seguono la dieta mediterranea sviluppano il diabete in una percentuale significativamente minore di casi rispetto a chi segue altri tipi di diete.
Presso l’Università di Napoli Federico II si è visto come le caratteristiche individuali influenzino l’entità e le caratteristiche temporali dell’aumento della glicemia, dopo i pasti; a sua volta la la variabilità glicemica rappresenta una causa del rischio di sviluppare malattie cardiovascolari, come il diabete e sue complicanze. Rispetto agli uomini, le donne sperimentano un aumento postprandiale della glicemia più marcato e repentino, suggerendo per loro maggiori benefici da una dieta a basso indice glicemico (ricca di legumi, verdure e cereali integrali). E non deve stupire se anche il microbiota intestinale si rivela determinante della risposta glicemica postprandiale. Studi riportano che i pazienti con diabete di tipo 1, che riportano maggiori specie batteriche benefiche produttrici di idrossibutirrato, mostrano un incremento meno marcato della glicemia. Queste evidenze scientifiche aprono la strada ad approcci personalizzati per la terapia nutrizionale e la gestione della terapia insulinica.
La possibilità di applicare terapie nutrizionali mirate consentirà di beneficiare di trattamenti più efficaci in un numero maggiore di pazienti, con evidenti benefici in termini di allocazioni di sforzi e costi.

www.sinu.it

La chiave è una sana alimentazione

La presidente della Società Italiana di Nutrizione Umana (SINU) Anna Tagliabue, all’apertura del XLIV Congresso Nazionale a Piacenza, ribadisce la centralità per la nostra salute di una sana alimentazione, “di cui abbiamo un modello rappresentativo del nostro Paese, la dieta mediterranea, che si conferma come la migliore per i benefici in termini di salute, prevenzione ed effetti positivi sia sull’uomo, che sull’ambiente”. Alle più recenti raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) è stata dedicata la lettura inaugurale tenuta da Francesco Branca, direttore del Dipartimento di nutrizione e sicurezza alimentare, OMS. Sono 4 i principi fondamentali alla base di una dieta sana: adeguatezza, diversità, equilibrio e moderazione. Al bando “quelle che sono solo nuove mode alimentari senza fondamenti scientifici”, a detta di Tagliabue.
Dunque, per una crescita sana, perché tutte le funzioni del corpo vengano supportate al meglio, per prevenire malattie non trasmissibili (e quelle di origine alimentare) e promuovere il benessere in tutte le fasi del corso della vita, la chiave è una sana alimentazione. Una dieta che soddisfi nel giusto equilibrio i fabbisogni energetici e nutritivi, specifici per età, sesso, composizione corporea, livelli di attività fisica e stati fisiologici, e che preveda una varietà di alimenti appartenenti ai diversi gruppi alimentari. In linea generale, occorre recuperare tutti i nutrienti di cui abbiamo bisogno, ricordando che l’eccesso così come il difetto di alcuni nutrienti può avere effetti negativi sulla salute.
Ecco qualche numero riguardo l’energia fornita dalla dieta. Per l’OMS deve essere fornita per il 45-60% dai carboidrati (principalmente complessi), per il 15-30% dai grassi (di cui meno del 10% dai saturi e occorre limitare al massimo i grassi trans e il resto da mono e poli-insaturi). L’apporto energetico derivante dagli zuccheri liberi deve essere inferiore al 15% (per facilitare quell’auspicabile obiettivo di giungere a meno del 5%); per il sodio è necessario ridurre il sale a 5 g al giorno (a mezzo cucchiaino).
I suggerimenti pratici vedono l’acqua quale fonte di liquidi privilegiata; bisogna preferire cibi non trasformati a quelli altamente trasformati e consumare moderatamente carne rossa e carne processata, limitando le cotture aggressive. Tutte raccomandazioni che ritroviamo anche nelle Linee Guida per una Sana Alimentazione redatte dal CREA, ispirate proprio ai principi della dieta mediterranea.
Dobbiamo riformare il sistema alimentare globale promuovendo le diete sane, che sono in grado di influenzare da un lato le abitudini alimentari e la domanda e di conseguenza, dall’altro lato, la produzione e la distribuzione, con effetti positivi non solo sulla salute, ma anche sull’ambiente”, ha concluso Branca.

www.sinu.it

L’aglio può davvero ridurre il colesterolo e lo zucchero nel sangue?

 

Nessuna modifica alle raccomandazioni nutrizionali in vista, almeno per il momento, ma un recente studio pubblicato su Nutrients getta nuova luce sugli effetti benefici per la salute dell’aglio, già oggetto di ricerca perché contiene l’allicina, con proprietà antibatteriche, antifungine e antivirali, rivelatasi efficace nel ridurre il colesterolo in una sperimentazione sugli animali.
Ora un gruppo di ricercatori della Xizang Minzu University, in Cina, ritiene che l’aglio abbia il potenziale per diventare un’opzione terapeutica per i soggetti che riportano disturbi del metabolismo di lipidi e glucosio. Lo studio fa notizia nella misura in cui preoccupano i dati divulgati dal Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC): negli Stati Uniti 86 milioni di adulti di età pari o superiore a 20 anni riportano livelli elevati di colesterolo e circa l’11,6% è affetto dal diabete.
L’aglio può davvero migliorare i marcatori metabolici? Può abbassare lo zucchero nel sangue ma non i trigliceridi; una sua integrazione nella dieta riduce i livelli di glucosio nel sangue a digiuno, HbA1c, colesterolo totale e colesterolo lipoproteico a bassa densità, ed aumenta invece il cosiddetto colesterolo buono.
Sembrerebbe, dunque, che l’aglio abbia effetti benefici sul controllo dello zucchero nel sangue e sui livelli di colesterolo attraverso i suoi composti a base di zolfo, come l’allicina, ma gli esperti ritengono siano necessarie ulteriori ricerche per scoprire esattamente come funziona.

www.medicalnewstoday.com

È uscito il numero estivo di “Alimenti Funzionali”

 

In questo numero, pubblichiamo una ricca rubrica dedicata ai temi di salute e benessere. Partiamo dalla psico-biologia del comportamento alimentare e approfondiamo l’influenza di dieta e nutrienti (e la loro interazione) sugli effetti degenerativi dell’invecchiamento; presentiamo gli ultimi dati della ricerca applicata con le novità in arrivo dal settore alimentare e degli integratori contro stress, infiammazione, pressione sanguigna alta e malattie metaboliche.
Spazio agli esperti e agli speciali in diritto alimentare (monacoline da riso rosso fermentato negli integratori alimentari), igiene e ristorazione (si fa presto a cuocere). Presentiamo le novità più interessanti a livello internazionale nel segmento functional e i nuovi prodotti all’orizzonte per la nutrizione degli sportivi. È una ricetta funzionale la bowl latina con guacamole di Giulia Giunta, perché a base di quinoa, senza glutine e ricca di fibre, fagioli neri, caratterizzati dalla forte presenza di antociani, e noci brasiliane ricche di selenio.
Per finire, le aziende mostrano un grande interesse verso l’argomento analisi microbiologica e l’intelligenza artificiale giocherà sicuramente un ruolo chiave al fine di offrire le soluzioni migliori e strumenti analitici sempre più avanzati e precisi. Ne parliamo con Franco Pirovano, fondatore di Micro, a Sulbiate.

 

IN PRIMO PIANO

– La sicurezza nei servizi di food delivery per celiaci e allergici

– Psico-biologia del comportamento alimentare: perché le diete falliscono?

Insetti commestibili e rischi alimentari

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