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Probiotici e vitamina D possono ridurre il rischio di positività al COVID-19 nelle donne

 

Dall’inizio della pandemia, la quota di mercato di integratori alimentari, specie vitamina C e zinco, è cresciuta in maniera significativa, complice l’idea che potessero scongiurare o curare l’infezione da COVID-19. Solo nel Regno Unito, è aumentata del 19,5% nel periodo che ha preceduto il primo blocco nazionale dello scorso anno, con le vendite di vitamina C in aumento del 110% e quelle dei multivitaminici del 93%; sono aumentate del 415% quelle di zinco, nella prima settimana di marzo.Gli esperti precisano che gli integratori alimentari possono aiutare a sostenere un sistema immunitario sano e che, ad oggi, esistono poche prove convincenti che la loro assunzione abbia un valore terapeutico, oltre a mantenere la normale risposta immunitaria del corpo. Lo studio del loro ruolo sul COVID-19 rappresenta un’area di ricerca emergente che merita ulteriori approfondimenti, ma recenti dati pubblicati sul BMJ Nutrition Prevention & Health sembrano provare una loro associazione al minor rischio di infezione da SARS-CoV-2. Almeno nelle donne.
Un gruppo di ricercatori inglesi, svedesi e americani ha analizzato le informazioni fornite da 372.720 abbonati britannici all’app Symptom Study, lanciata nel Regno Unito, Stati Uniti e Svezia, nel marzo 2020, sul loro uso regolare di integratori alimentari durante la prima ondata della pandemia e i risultati dei test con tampone del coronavirus. L’assunzione di probiotici, acidi grassi omega-3, multivitaminici e vitamina D è stata associata a un minor rischio di infezione da SARS-CoV-2: rispettivamente del 14, 12, 13 e 9%, dopo aver tenuto conto di condizioni sottostanti e dieta abituale. Nessun effetto simile è stato osservato tra coloro che assumevano integratori di vitamina C, zinco o aglio. E quando hanno esaminato specificamente sesso, età e peso, le associazioni protettive sono state riscontrate solo nelle donne, di ogni età e peso. Nonostante alcune differenze, gli stessi modelli generali sono stati rispecchiati sia negli utenti statunitensi che in quelli svedesi.
Si tratta di uno studio osservazionale, non è quindi in grado di stabilire la causa ed è basato su dati auto-riportati e un gruppo auto-selezionato, ma quanto osservato è significativo. “Sappiamo che una serie di micronutrienti, compresa la vitamina D, è essenziale per un sistema immunitario funzionante sano. Questo, a sua volta, è la chiave per la prevenzione e il recupero dalle infezioni”, spiegano gli studiosi. Occorrono però ampi studi clinici per offrire raccomandazioni terapeutiche basate sull’evidenza.  

 

http://dx.doi.org/10.1136/bmjnph-2021-000250

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