Sempre più diffuso, il reflusso gastroesofageo interessa anche i più giovani. Le cause
scatenanti sono attribuibili ad un’alimentazione poco salutare, a volte veloce e non
equilibrata, sedentarietà, fumo, alcol, stress e ansia, oltre a disfunzioni anatomiche e funzionali.
Sull’argomento, MarcoSoncini, presidente dell’Associazione Italiana Gastroenterologi ed Endoscopisti Digestivi Ospedalieri e direttore Dipartimento Area Medica ASST Lecco, avverte che queso tipo di patologia va gestita con cura anche in vacanza. Interrompere la terapia o semplicemente adottare un’alimentazione non bilanciata può aggravarne i disturbi. “Se nella maggior parte dei casi, dopo un ciclo di cure con antisecretivi acidi della durata di 1 o 2 mesi, si assisterà ad un controllo della sintomatologia, l’interruzione della stessa porterà ad una ripresa dei disturbi e quindi a nuovi controlli medici e ripresa della cura”, specifica.
Ecco come gestire al meglio la malattia da reflusso anche in vacanza.
Sì al gelato a fine pasto, ricordandosi di non coricarsi troppo presto e non adagiarsi subito sul divano, consigli questi che valgono non solo d’estate. Meglio tenere un rimedio di emergenza sottomano, specie in vista di viaggi in destinazioni esotiche. “In caso di una assenza di disturbi il farmaco potrà essere assunto solo al bisogno e nel caso degli inibitori della pompa protonica, di norma al mattino, almeno 20 minuti prima della colazione”.
L’alcol è tra gli agenti favorenti l’insorgere o il ripresentarsi dei sintomi, soprattutto quando associato a pasti abbondanti ad alto contenuto di grassi; anche caffè, cioccolato e tè verde possono favorire la riaccensione dei sintomi e cautela va riservata anche ai cibi piccanti.
La prevenzione resta cruciale, in estate come durante tutto l’anno.
Infine, Soncini spiega quando è opportuno effettuare un’esofagogastroduodenoscopia. “In caso di sintomi tipici e con una età inferiore ai 55 anni senza segnali di allarme non è necessario ricorrere in prima battuta ad una indagine strumentale. La verifica di uno stato d’infezione di Helicobacter pylori e un trattamento medico a base di inibitori della pompa protonica per 4 settimane sono in genere sufficienti. Lo scarso controllo dei sintomi o il persistere della sintomatologia rende opportuna invece una EGDS, consigliata in caso di età maggiore ai 55 anni.