Per la prima volta, la ricerca indaga e misura scientificamente la sfera della memoria, emotivo-gratificatoria nel cervello durante l’assaggio di un piatto di pasta. I ricercatori del Behavior & Brain Lab della Libera Università di Lingue e Comunicazione IULM, per conto di Unione Italiana Food, misurano l’attivazione dei processi mnestici, il grado di coinvolgimento, l’indice emozionale e l’indicatore di felicità; per farlo utilizzano metodologie neuroscientifiche e il brain tracking (analisi di espressioni del volto, attivazioni cerebrali legate alle emozioni, variazione del battito cardiaco e microsudorazione). Si è scoperto che la degustazione della pasta preferita è pari a quella generata dalla rievocazione di ricordi felici, specie quelli legati alla famiglia.
Dal punto di vista nutrizionale, i carboidrati fanno la loro parte. Si tratta di molecole fatte di zucchero, il quale “assunto dal nostro intestino arriva al cervello e determina una sensazione di benessere”, spiegano gli esperti. Nel tratto intestinale vi sono, infatti, recettori del gusto che agiscono anche sul sistema nervoso centrale, attraverso meccanismi ormonali e neuro-ormonali, che forniscono una memoria della sua assunzione.
Quando mangiamo carboidrati, stimoliamo di fatto le endorfine, che trasmettono una sensazione di benessere. Senza contare l’apporto di triptofano, aminoacido precursore della serotonina (che regola l’umore), e delle vitamine del gruppo B (presenti in quantità maggiore nella pasta integrale), che implicano il rilassamento muscolare. La vitamina B1, nello specifico, è fondamentale per il sistema nervoso centrale, stimolando la produzione di serotonina.