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Nichel, è la dose che fa il veleno

Come fare a seguire una dieta a basso contenuto di nichel? Su 'Alimenti Funzionali' trovate lo speciale di Monia Caramma

 

Riguarda il 15% della popolazione europea e colpisce in media 3 donne per ogni uomo, può manifestarsi sin dalla prima infanzia e accompagnare tutta la vita di una persona. Parliamo della SNAS (Systemic Nickel Allergy Syndrome) che può riguardare sia dermatiti allergiche da contatto (DAC), sia reazioni collegate alla sua assunzione. Uno studio del 2014 (Ricciardi L., Arena A., Arena E., Zambito M., Ingrassia A., Valenti G., Loschiavo G., D’Angelo A., Saitta S. Systemic nickel allergy syndrome: epidemiological data from four Italian allergy units. Int J Immunopathol Pharmacol. 2014 Jan-Mar) ha cercato una correlazione tra le due accertandola in 16 pazienti su 98.
La ricerca dimostra che ulteriori approfondimenti sono necessari e che, per quanto osservato, la DAC non è necessariamente collegata all’allergia da ingestione. Se avete, quindi, una reazione allergica da contatto al nichel non significa che necessariamente svilupperete anche quella alimentare.
Nel 2020 EFSA (European Food Safety Authority) ha aggiornato il parere scientifico sui rischi per la salute umana associati al nichel presente nei cibi e nell’acqua. Il limite è passato da 2,8 mcg/kg di peso corporeo a 13 mcg/kg di peso corporeo. Ciò significa che per calcolare il valore personalizzato dovete moltiplicare 13 per il vostro peso. Attenzione, questo non significa che sia la vostra soglia di tolleranza, ma che è il quantitativo che è bene non superare in un giorno. Gli esperti dell’EFSA hanno concluso che l’attuale esposizione alimentare cronica al nichel può essere motivo di preoccupazione per le fasce di età più giovane (neonati, infanti e bambini).
Nonostante quest’ultima importante affermazione, la legge europea in vigore, quella che stabilisce quali siano gli allergeni, non considera il nichel come tale. Mi riferisco all’Allegato II del Regolamento UE 1169/2011: sono elencati glutine, crostacei, uova, pesce, arachidi, soia, latte e derivati, frutta a guscio, sedano, senape, sesamo, anidride solforosa e solfiti in concentrazioni superiori a 10 mg/kg, lupini, molluschi (tutto quanto elencato si riferisce all’alimento in sé e a tutti i prodotti che li contengono o che ne derivano). Probabilmente nel 2011 gli effetti del nichel non erano ancora noti e le statistiche sulle persone allergiche non venivano realizzate. Ora, invece, è un problema sociale. Pensate cosa accadrebbe se venisse inserito come allergene: le industrie dovrebbero cambiare gli impianti, etichette, l’intero comparto alimentare sarebbe devastato. Il bene del consumatore non prevale sull’economia.
I sintomi dell’allergia al nichel compaiono appena ingerito l’alimento ed entro le successive 48 ore. Possiamo distinguerli in:
– generali: stanchezza, spossatezza e malessere diffuso
– topici: arrossamento, rush cutaneo, dermatite
– gastrointestinali: intenso gonfiore addominale, dolore all’addome spesso con crampi, diarrea o stipsi, afte in bocca, gengiviti, muco
– urinari: bruciore, franchi episodi di cistite
– ginecologici: prurito, perdite, candida ricorrente
– perdita di capelli e fragilità delle unghie
– neurologici: cefalea, capogiri e vertigini, formicolii agli arti e crampi
– gonfiore, ritenzione idrica.
Nei casi più leggeri il nostro corpo reagisce con uno starnuto; è bene non sottovalutare nessuna manifestazione e correlarla a ciò che si è mangiato o bevuto nei secondi/minuti immediatamente precedenti.
Esiste anche una correlazione tra nichel e disbiosi intestinale perchè la sua presenza è in grado di influenza la quantità e la diversità della popolazione di batteri che compone il microbiota intestinale. In particolare, diminuiscono i bifidi e/o i lattobacilli.

Monia Caramma
Sustainable Food Researcher

 

Approfondisci l’argomento, leggi l’articolo apparso a pagina 16 di “Alimenti Funzionali”, 46.

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